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Earth Overshoot Day
Data di pubblicazione: 29/09/2011
Earth Overshoot Day
Ogni anno sempre prima, ogni anno sempre peggio. Sono passate meno di 48 ore dalla fatidica data del 27 settembre 2011, appuntamento annuale con l’Earth Overshoot Day, il giorno esatto in cui il pianeta Terra esaurisce le risorse di un anno intero.

La definizione data dal Global Footprint Network (www.footprintnetwork.org), l’associazione internazionale che da anni prosegue nel suo monitoraggio, è ancora più precisa: “Il giorno in cui la domanda antropica di risorse e servizi forniti dagli ecosistemi naturali in un certo anno supera la quantità che la Terra può rigenerare durante quello stesso anno.  Da questa data in poi il bilancio va in deficit, poiché consumiamo riserve e accumuliamo rifiuti, soprattutto CO2 nell’atmosfera”. Questa data viene calcolata su base annuale utilizzando una semplice formula matematica: 

[biocapacità mondiale / impronta ecologica mondiale ] x 365 = Earth Overshoot Day

 

In quasi 10 mesi è stato consumato il budget che sarebbe dovuto servire per 365 giorni: ovviamente il saldo del Pianeta è in rosso. Pertanto siamo in overshoot, ovvero in sovra-consumo: l’umanità consuma più di quanto la Terra può darle.

I dati diffusi dal GFN non sono benauguranti, si consuma infatti in media il 50% in più rispetto a 30 anni fa. Ogni essere umano utilizza almeno otto tonnellate di risorse naturali ogni anno, poco meno di 22 chilogrammi giornalieri, che in Europa salgono a 43 kg.

Calcolatrice alla mano ogni anno gli abitanti del pianeta Terra consumano il 135% delle risorse disponibili e passibili di rigenerazione. Sempre secondo i dati del Global Footprint Network, con gli attuali ritmi di crescita dei consumi entro il 2050 ci servirà un altro pianeta da cui attingere.

Assolutamente condivisibili le parole di Mathis Wackernagel (presidente di Global Footprint Network): “Dobbiamo approfittare di questa crisi profonda dell’economia per ricostruirla in modo più sano e duraturo. Un recupero di lungo termine avrà successo solo se avviene contemporaneamente a una sistematica riduzione della nostra dipendenza da risorse che sono limitate. Cambiare rotta è possibile, ma è un percorso che dobbiamo cominciare subito”.

 

Per ricordarci che, al di là dei toni catastrofisti, l’emergenza esiste e va affrontata a breve, soprattutto visto che è ancora possibile porvi rimedio.

Quindi, è giusto sperare in un miglioramento tecnologico, in una maggiore efficienza energetica e nell’utilizzo di fonti rinnovabili, ma non possiamo pensare di vincere questa partita senza intervenire anche a livello aziendale.

 

Ad esempio, utilizzando un’analisi di prodotto LCA (Life Cycle Assessment) si potrebbe:

-       progettare e realizzare un prodotto che causi un minor impatto sull’ambiente, minimizzando le risorse necessarie alla sua produzione (ecodesign);

-          gestire al meglio la logistica (acquisti del materiale, distribuzione del prodotto finito);

-       evidenziare i “punti deboli” del processo produttivo, individuando le fasi sulle quali è possibile intervenire per diminuire l’impatto ambientale del prodotto; si può arrivare a ridurre i consumi di energia, di materie prime e la produzione di rifiuti, diminuendo, di conseguenza, i costi di produzione.

 

Uno strumento altrettanto utile a livello di organizzazione è il Carbon Footprint (CF), mediante il quale si misura dell’impatto che le attività umane hanno sull’ambiente in termini di ammontare di “Gas aventi effetto serra” (GHG) prodotti, misurati in unità di tonnellate di anidride carbonica equivalente [tCO2e].

Attraverso il calcolo delle emissioni complessive di un’azienda, è possibile raggiungere un maggior controllo delle prestazioni ambientali di un prodotto e/o di un processo, migliorando l’immagine aziendale verso gli stakeholders, che possono percepire le emissioni indirette legate alle attività svolte dall’azienda come potenziali passività che devono essere comunque gestite e possibilmente ridotte.

 

Per saperne di più non esitate a contattarci.


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