Dopo due settimane di estenuanti negoziati, la XVII Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP-17), tenutasi a Durban dal 28 novembre all’11 dicembre, ha definito una serie di accordi su cui è difficile tracciare un bilancio netto.
I negoziati hanno visto contrapposti gli Stati Uniti (che non hanno mai ratificato il protocollo di Kyoto, convinti che questo farebbe perdere competitività rispetto ai Paesi emergenti) alla Cina, che come India e Brasile, è considerata un Paese in via di sviluppo dal protocollo di Kyoto e come tale non vincolata a limiti alle emissioni di gas serra.
La prima delle principali decisioni prese a Durban è l'inaugurazione di un percorso negoziale che entro e non oltre il 2015 dovrà portare a un accordo globale sulla riduzione delle emissioni, che riguarderà sia i Paesi sviluppati che i Paesi in via di sviluppo.
La seconda decisione importante è l'estensione temporale del protocollo di Kyoto, oltre il 2012.
A Durban è stato deciso che dal 2013, 35 nazioni industrializzate, tra cui l’Unione Europea, prolungheranno la validità del protocollo di Kyoto.
Tuttavia non hanno aderito a questa decisione la Russia, il Giappone e il Canada, per cui, considerando che anche gli Stati Uniti, la Cina, l’India e il Brasile non hanno limiti di emissioni, oltre la metà delle emissioni globali di gas serra non sono vincolate.
Nel frattempo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ribadisce che che, per contenere entro due gradi l'aumento della temperatura media del pianeta, limite oltre il quale si teme un significativo cambiamento climatico, è necessario ridurre le emissioni di gas serra ben oltre gli obiettivi previsti da Kyoto, fino ad una riduzione del 25 - 40 % entro il 2020. |